domenica 17 febbraio 2013

Di gatti e frange


Sono nata con la frangia, ma non si vede. E il mio migliore amico immaginario è diventato un gatto, da quando i miei vicini, o presumibilmente i loro cani, mi hanno fatto desistere dall’idea di adottarne un altro ancora. In cima alla mia wishlist delle cose-praticamente-impossibili-da-fare/avere-assolutamente-primaopoi non ci sono crocere/uomini-strafighi/tacchi-vertiginosi/autografi-di-chicchessia. Ci sono una frangia e un gatto.

La storia della mia vita è una storia di amore e odio per i miei capelli. Li ho sempre odiati e amati alla follia, senza vie di mezzo, senza pacifiche convivenze. Da piccola li odiavo e punto. Soprattutto quando chi-per-me decideva che quel giorno avrei dovuto avere la cipollina-patatina-pucci-pucci-miao-miao. Maccheddolore, limortaccitua! Da adolescente ero l’anti-volume per eccellenza. Non esisteva capello sciolto che non fosse ingelato, spumato o quello che vuoi. E la riga in mezzo, mi raccomando. Solo quando hanno minacciato la metamorfosi definitiva ribellandosi ai 210 gradi a cui ho deciso un giorno di sottoporli, ho iniziato ad amarli sul serio. Come quei maschiacci che ti stracciano e poi tornano quando tu invece te ne vai. Ecco, io sono tornata e loro mi hanno perdonata, dopo tipo un anno di fedeltà incondizionata. Però il mio sogno proibito, rimarrà sempre la frangia, di quelle belle folte e non a mezza fronte, grazie. Di quelle che la parrucchiera mi compatisce sorridendo ogni volta che ma-sei-sicura-che-non-ci-possiamo-fare-nulla?Di quelle che quando fa freddo ti coprono e quando fa caldo soccazzitua. Di quelle che ti nascondono il brufolo figlio della serata-film-cibo-spazzatura appena trascorsa, per intenderci.

Per il gatto, invece, credo di poterci fare qualcosa in più. Non per ora e non per un bel po’, forse. Ma prima o poi, magari. Di gatti ne ho avuti, più di uno. E sono sempre spariti, tutti. Quindi ho deciso di smettere. Ma coi mici condivido parecchie cose. Peccati di gola, accidia, pigrizia ci accomunano. Perdiamo peli-capelli ovunque e con grande orgoglio. Ci facciamo amare o odiare - spesso odiare. A volte, graffierei pure in faccia alla gente che mi sta antipatica come i gatti, se solo avessi le unghie. Con i gatti ci convivo pure bene perché il mio spezzatino glielo lascio tutto. Ci piacciono i grattini e facciamo le fusa al cuscino con molto piacere. Ma il cane del vicino non era d’accordo. A fra qualche casa, quindi. E buona giornata mondiale del gatto.


venerdì 8 febbraio 2013

L’EKeganza dei ricci


We are please to inform you that we have obtained the final approval on your application. E poi l’errore di battitura in chat, che mi da l’idea malefica. L’EKeganza dei ricci. I ricci. Dei miei ricci che ne sarà, con tutti quegli chignon? E il rosso? Il rosso mi donerà? Il ros-set-to rosso. Il fondo-tinta. Please put some concealer on, mi raccomando. Ho già idealmente speso i miei primi due e forse tre stipendi. Caro kindle, tu sarai il primo. Avrò una nuova macchina fotografica finalmente. E no, non ci fotograferò me stessa riflessa allo specchio. Avrò un lavoro, capito? La-vo-ro. E girerò il mondo. Il mon-do. Vedrò il mondo in modalità mordi-e-fuggi. Ma comunque lo vedrò.

Pensieri random mi affliggono più del solito. Mi addormento sempre più tardi o se mi addormento presto mi sveglio nel cuore della notte. Felice, entusiasta, impaziente. Preoccupata. A volte, molto preoccupata. Ma comunque va bene. È una sensazione me.ra.vi.glio.sa. Hai presente quando vai sottacqua e tocchi il fondo. Poi lentamente risali in superficie e i polmoni vogliono scoppiare. Apri la bocca e respiri. Non scoppiano. Ecco, io ora sto così. Sono stata sottacqua per un po’, mi stavo dimenticando di respirare. E sapete già che succede a non respirare.

Comunque, devo imparare a fare molte cose, da qui ad aprile. La geografia, devo ripassarla. Devo dimenticare il brummie e rispolverare un inglese più decente. I miei capelli, devo imparare a domarli in chignon perfetti. Devo abituarmi a stendere bene il fondotinta e trovare il mascara della mia vita. Devo imparare a non avere orari e in questo la mia insonnia mi aiuta. Mi è addirittura venuto in mente di provare a cimentarmi in arabo. Ma questo non sono obbligata a farlo. La cosa più difficile: devo abituarmi a usare i collant trasparenti. Al caldo, al freddo. Sempre. Addio calze nere, è stato bello. E in valigia vi metterò comunque.


lunedì 4 febbraio 2013

Chocolat Chaud. E arancia.


Mannaggia a quella maschera viso. Melamangerei. Ma purtroppo la certificazione Peta non è garanzia di commestibilità. Mannaggia all’attesa, alle visite, ai vaccini. Ma alla fine ben vengano pure. Perché, senti come suona bene: va-do-a-vi-ve-re-a-du-bai. Mannaggia al gin lemon che fa ingrassare, ma se avessi un bancone qui, ora, uno lo vorrei. Mannaggia mannaggia manngaggia al carnevale. Però in effetti, guarda come sembra faigo sto duemilatredici-mascherato-da-futuro. Per ora. Mannaggia ai saldi al settanta percento se praticamente non c’è più nulla da saldare. Mannaggia, ma quante persone faighe ho già conosciuto quest’anno? Aspetta, che mi tocco le tette. Non può essere tutto vero. Mannaggia al mio nuovo workout, mi fa male tutto e cammino come gli zombie che hanno perso ogni speranza di resurrezione. Però, no pain no game. Mannaggia a me e ai miei nonsense. Ma, proprio, non posso farne a meno. Vado a togliermi la maschera, che comincia a pizzicare.