lunedì 29 luglio 2013

Munich I love you back-to-back

 Gli sballottamenti arabo-tedeschi degli ultimi tempi insegnano che la vita è fatta di 33 gradi. Anche in Germania. Comunque vabbe, ho chiuso un occhio perché il primo amore non si dimentica. Con l'occhio che mi è rimasto, invece, ho osservato tutto ciò che potevo in questo breve mordi-fuggi-torna-e-rimordi. E poi fuggi di nuovo.

La ventata d'aria calda che mi ha accolto fuori dal portellone d'ingresso dell'aereo parlava un tedesco stentato quasi quanto il mio. Portava più un accento arabo, o mediterraneo, a seconda delle interpretazioni. Ma i miei dubbi sull'identità della nazione in cui mi trovavo sono stati cancellati quasi immediatamente dal gentile signore dal fare mitteleuropeo che, offrendosi di farsi carico della mia valigia, mi ha accolto così: willkommen nach München. Per ben due volte in una settimana.  
Della Germania mi ricordavo più che altro Berlino. E Berlino sta alla Germania come Londra sta all'Inghilterra. Monaco invece, ti presenta la Germania più autoctona. Quella proprio biondeggiante che beve birra e mangia pretzel e bratwurst. Freut mich. Hai detto bratwurst? Continuo ad adorare un paese che mangia bratwurst a tutte le ore. Io.iBratwurst.nonlimangerei.mancomorta. Ma per le strade di Monaco li vedi appesi ovunque. Ho provato a chiudere anche l'altro occhio, sopratutto perché il sole mi accecava. Ma poi ho capito che stavo camminando dal lato sbagliato. E mi è venuta in mente Milano: tenere la destra! Solo che qui non te lo scrivono perché non ce n'è bisogno, lo sanno tutti, fa parte del senso civico cruccheggiante che nessuno ti impone perché non ce n'è bisogno. Esagerati, però.


Comunque,oltre ai bratwurst, vedi ovunque anche le more e le ciliegie. Gli apple-chips te li lanciano sui fianchi, quasi quanto la birra e non c'è acqua senza bollicine. Water with gas, danke. Ah?! Comunque Le more le ho provate ed erano buone. Le ho mangiate in un tavolo imbandito con birra, Kartoffeln Salad e bla-bal-wurst-di-mille-tipi, tra gli sguardi divertiti di certa fauna biondeggiante. Entschuldigung meine Damen und Herren, ma io alle cinque faccio merenda.

Sotto il sole di Monaco ho osservato il tram sfrecciare ordinato e la metro passare puntuale. Le ragazze andare in giro vestite da bavaresi e i bimbi fare il bagno sotto la fontana. I signori anziani diventano rossi come i lamponi che nella bancarella stavano affianco alle more. Ma questo non è solo il sole, è anche la birra. Infatti anche quei ragazzi seduti all'ombra erano color porpora.

La cassiera al supermercato mi sorride ma non si sforza minimanente di rispondermi in inglese.
Allora mi sforzo io a blaterare qualcosa.
Non sorride più, ora se la ride proprio.
Chissà che le avrò detto.

Aufwiedersehen un Danke, München.
Ailaviu.
Back-to-back.


sabato 6 luglio 2013

Deja vu.

"Ho appena avuto un deja vu". Roberta ha un dejavu mentre fuma una sigaretta e io parlo di collant. E fuori fa caldo. E l'autobus non passa. Chissà cosa eravamo nella nostra vita precedente. Di sicuro in quella attuale siamo vagabonde. Sognatrici. Vorremmo girare il mondo. Lei l'ha già fatto, io ci provo.

Sogno l'Asia, il Sudafrica e il Giappone. Perche il Giappone  è piuccheasia, dice Davide. Ma continuo a fotografare l'Europa. Pardon, l'Inghilterra. Sì proprio lei, Miss-Odi-et-Amo-atutteleoredelgiornoedellanotte. Quella da cui sono andata via incazzata e stanca e da cui sono tornata   Non più incazzata ma comunque stanca. Sembra quasi destino, nel caso in cui qualcuno ci credesse. Ho tolto i collant, ho messo i jeans e ho camminato fino a farmi venire le bolle ai piedi. Mi sono ubriacata di stanchezza per le vie di Albione, una volta ancora. Ho avuto molti deja vu.


A Manchester, sotto la pioggia, come un anno fa, ho bevuto un caffè caldo, annacquato. Ho vagato affamata per mancanza di cibo a me commestibile. Ho perso l'orientamento. L'ho ritrovato. Ho ritrovato visi conosciuti, li ho fotografati. Ho fatto shopping quasi per dovere. Perchesevaininghilterranedeviapprofittare. Le impalcature a picadilly square  sono sparite ma il pavimento bagnato  è sempre lo stesso e mi piace fotografarlo quasi come per mettere il dito nella piaga.  Dispettosa.

A Londra, invece mi son sentita piccola. Come tutte le altre volte. Come il Giappone, Londra  è piuccheinghilterra. Nonostante la pioggia e il cibo poco commestibile. Ho fotografato visi, stavolta sconosciuti. Ho fotografato anche capelli-biondi-dacarezzare. Furtivamente, che Buckingam Palace aveva già troppi riflettori puntati addosso e non mi sembrava giusto. A Picadilly circus le bici sono sempre più numerose e in metro i passeggeri sono sempre più stanchi. Dormono, perdono la loro fermata. E poi se la ridonò, per fortuna.

Ho celebrato il rito della colazione come non facevo da mesi. Ho dormito fino a farmi venire il mal di schiena. Sono ripartita. Stavolta pettinata e di buonumore.