Da
una settimana circa le cose suonano più o meno così:
Congratulations. You are a star. Here you are: have some coffe. And
marhaba – welcome.
Il
richiamo alla preghiera nel centro commerciale. Lo stesso centro
commerciale che recita ad alta voce Prada, Gucci, Vouitton. La casa
sul deserto, niente attorno
ma
i grattacieli in lontananza. Le moschee. Le ferrari (o
chi per loro). Il
marciapiede che finisce all'improvviso e il taxi che ti aspetta.
Ancora il marciapiede, in costruzione sopra la sabbia. Veli.
Discoteche. La shisha. La l e f f e. From Brussels to Dubai with
lots of love.
La
città dei grattacieli, del deserto, del bianco, del nero, di tutti i
colori dell'Asia e di tutti quelli della g l o b a l i z z a z i o
n e. La città del vivi e lascia vivere. Ma senza allargarti troppo.
Sembra davvero come la leggi
nelle guide, nei blog. Esattamente come te l'ha raccontata chi c'è
stato. Un via vai. Un mordi e fuggi continuo. Un p a s s a g g i o.
Un cantiere aperto. Una contraddizione continua.
Gli
scaffali nei supermercati mi sono amici. Molto più di quanto lo
fossero in certe città occidentali. Gli autisti indiani proprio non
li capisco. E certe volte la gente mi parla in arabo. Lo sto
prendendo come un complimento. Marhaba. Welcome.