sabato 27 aprile 2013

Marhaba


Da una settimana circa le cose suonano più o meno così: Congratulations. You are a star.  Here you are: have some coffe. And marhaba – welcome.

Il richiamo alla preghiera nel centro commerciale. Lo stesso centro commerciale che recita ad alta voce Prada, Gucci, Vouitton. La casa sul deserto, niente attorno ma i grattacieli in lontananza. Le moschee. Le ferrari (o chi per loro). Il marciapiede che finisce all'improvviso e il taxi che ti aspetta. Ancora il marciapiede, in costruzione sopra la sabbia. Veli. Discoteche. La shisha. La l e f f e. From Brussels to Dubai with lots of love.

La città dei grattacieli, del deserto, del bianco, del nero, di tutti i colori dell'Asia e di tutti quelli della g l o b a l i z z a z i o n e. La città del vivi e lascia vivere. Ma senza allargarti troppo. Sembra davvero come la leggi nelle guide, nei blog. Esattamente come te l'ha raccontata chi c'è stato. Un via vai. Un mordi e fuggi continuo. Un p a s s a g g i o. Un cantiere aperto. Una contraddizione continua.

Gli scaffali nei supermercati mi sono amici. Molto più di quanto lo fossero in certe città occidentali. Gli autisti indiani proprio non li capisco. E certe volte la gente mi parla in arabo. Lo sto prendendo come un complimento. Marhaba. Welcome.